Dopo quasi due anni di attese, i Nomadi Digitali altamente specializzati potranno ottenere il permesso di soggiorno e lavorare da remoto nel Bel Paese.
Trasferire la propria sede di lavoro in Italia d’ora in poi sarà possibile. I lavoratori cosiddetti ‘altamente specializzati’ potranno richiedere un permesso speciale di soggiorno se vogliono lavorare in smart working nel Bel Paese. È una possibilità riservata ai cittadini extra comunitari professionisti, collaboratori o anche dipendenti, che coniugano attività lavorativa e passione per i viaggi, trasferendo il luogo di lavoro in Paesi sempre diversi. Dopo quasi due anni di attese, anche l’Italia ottiene il via libera alle regole e ai requisiti per ottenere il visto ‘Nomadi Digitali’.
Chi è il Nomade Digitale
Il decreto definisce ‘nomade digitale’ il cittadino di Stati extra Ue che svolgono un’attività lavorativa altamente qualificata con l’utilizzo di strumenti tecnologici e in grado lavorare da remoto. Il lavoratore può essere autonomo, collaboratore o dipendente di un’impresa, anche non residente in Italia. Per svolgere l’attività nel nostro Paese, sono consentiti l’ingresso e il soggiorno per periodi superiori a novanta giorni al di fuori delle quote fissate annualmente per i lavoratori extracomunitari. Nel caso di periodi inferiori a novanta giorni, invece, è comunque necessario il rilascio del visto di ingresso e del permesso di soggiorno, appunto, per ‘nomadi digitali’. La differenza è che per questo tipo di ingresso non è richiesto alcun nulla osta provvisorio.
I requisiti per il visto “speciale”
L’ingresso e il soggiorno dei nomadi digitali sono consentiti ai lavoratori che hanno un reddito minimo annuo di poco meno di 28mila euro. Il nomade digitale dovrà, comunque, essere in possesso di una assicurazione sanitaria per cure mediche, valida sul territorio nazionale per tutto il periodo del soggiorno. Il lavoratore dovrà comunque dimostrare dove alloggia e di avere maturato un’esperienza lavorativa di almeno sei mesi per lavorare da remoto.
La richiesta del visto
Il nomade digitale deve chiedere il visto all’ufficio diplomatico-consolare competente, presentando una dichiarazione sottoscritta dal datore di lavoro, accompagnata dalla copia del documento di riconoscimento. Nell’autocertificazione, il lavoratore dovrà attestare l’assenza di condanne a suo carico, negli ultimi 5 anni. Saranno comunque gli uffici diplomatici-consolari a effettuare verifiche a campione sulle dichiarazioni, anche rivolgendosi alle questure competenti.
La copertura previdenziale e assistenziale dei Nomadi Digitali
Nei confronti degli stranieri che trasferiscono il loro luogo di lavoro e sono, di conseguenza, soggetti alla legislazione sociale di un Paese terzo si applicheranno (se sottoscritte tra Italia e Paese di provenienza) le convenzioni bilaterali in materia di sicurezza sociale. In assenza di queste, si applicheranno le coperture previdenziali e assicurative previste dalla legislazione italiana, per tutta la durata del permesso di soggiorno.
Il rilascio del codice fiscale e della partita Iva
Ai nomadi digitali e ai lavoratori da remoto il codice fiscale sarà generato e comunicato dalla questura al momento del rilascio del permesso di soggiorno. Successivamente, i nomadi digitali potranno richiedere l’attribuzione di una Partita Iva all’Agenzia delle Entrate, che avrà, nel frattempo, ricevuto dalla questura la conferma del rilascio del visto. Il lavoratore sarà sempre soggetto ad accertamento degli obblighi fiscali, con la possibilità che il Fisco italiano attivi lo scambio di informazioni con altri Paesi per accertarsi dell’affidabilità fiscale del nomade digitale. Nel caso di accertate violazioni delle disposizioni fiscali, l’Agenzia comunicherà la posizione del lavoratore alla questura che ha rilasciato il permesso di soggiorno.
Il rifiuto o la revoca del visto
In alcuni casi il visto può essere rifiutato oppure revocato (se già rilasciato). Ad esempio, se il datore di lavoro o il residente nel territorio italiano hanno ricevuto una condanna negli ultimi cinque anni oppure se non rispettano adempimenti e obblighi fiscali e contributivi.
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[Fonte: ilsole24ore.com]
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